INVECCHIAMENTO ED ESERCIZIO FISICO

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In fisiologia vale il detto “ si perde ciò che non si usa” : questa semplice affermazione è vera tanto per gli “umili” muscoli quanto per “l’aristocratico” cervello.

La riduzione dell’attività fisica è molto frequente nella popolazione anziana. Tuttavia la maggioranza degli autori concorda sul fatto che è possibile rallentare il naturale declino delle funzioni sensomotrici , al quale si va incontro nel corso dell’ invecchiamento.

Una strategia da adottare in questo senso deve presentare questi punti fondamentali:

  • Un’attività intellettuale di un livello impegnativo e costante
  • Un’ attività fisica regolare e costante
  • Strategie comportamentali e stile di vita atto alla riduzione dello stress cronico, il quale è associato alla produzione di glucorticoidi che alterano la funzione dei neuroni dell’ippocampo
  • Un regime dietetico sano che preveda l’assunzione di acidi grassi poli e mono insaturi , vitamina E , polifenoli e antiossidanti.

Quanti di voi ascoltando la televisione, oppure leggendo una rivista si sono imbattuti in una delle tante pubblicità che invitano, attraverso speciali programmi, ad esercitare la mente, come se quest’ultima fosse un muscolo da tenere continuamente in esercizio?

E quanti di voi si sono posti la legittima domanda : ma su quale base scientifica si basano tali proposte?

Bene , eccovi la spiegazione.

Le nuove scoperte sull’invecchiamento

Negli anni 50’ , Rita Levi Montalcini insieme ad altri esperti della Washington University , hanno individuato una proteina denominata NGF (fattore di crescita neuronale) prodotta dalle cellule cerebrali stesse, in seguito alla stimolazione da parte dei neuroni afferenti.

Il compito di questa neurotrofina è quello di sviluppare le connessioni neuronali, in particolare quelle dell’ippocampo, una struttura sottocorticale che rappresenta la sede della memoria e dell’apprendimento.

Inoltre svolge l’importantissimo ruolo di preservare il neurone dal fenomeno dell’invecchiamento, aumentandone sia le dimensioni che le connessioni dendritiche.

Tale fenomeno viene definito “plasticità neuronale” e rappresenta la possibilità che le cellule cerebrali hanno, nel riorganizzarsi e sostituire in tal modo le cellule morte o danneggiate da un fattore anche di tipo traumatico.

Ormai da tempo le neuroscienze hanno individuato strategie accurate per ottenere un miglioramento delle funzioni cognitive anche in età senile.

Il nostro cervello è composto da circa 100 miliardi di neuroni , connessi attraverso le ramificazioni dendritiche, il cui numero può aumentare in funzione dell’apprendimento di nuove informazioni ed abilità; tuttavia nel periodo compreso tra i 35 ed i 70 anni il cervello perde circa il 10% del proprio peso e di conseguenza il numero di neuroni può diminuire in funzione dell’invecchiamento.

Fortunatamente oggi siamo a conoscenza di come sia assolutamente possibile apprendere nuove informazioni e nuove abilità in ogni momento della vita, anche in un periodo come quello senile che molti definiscono “intransigente” dal punto di vista intellettivo.

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Consigli pratici sull’invecchiamento

Stimolare l’apprendimento di nuove abilità , impegnando la mente in modo costante, rappresenta la migliore strategia per mantenere inalterate le proprie facoltà intellettive .

Anche una corretta alimentazione può contribuire al rallentamento dell’ invecchiamento cerebrale: sostanze come le vitamine B1,B6,B12, vit.E, acido folico e gli omega 3 risultano di primaria importanza per mantenere i neuroni in un ottimo stato di funzionalità.

Un regime alimentare ipocalorico si è dimostrato in grado di produrre un effetto anti-aging a livello cerebrale:

in base ad uno studio condotto su modello animale è stato possibile dimostrare che un giorno di digiuno settimanale può avere un effetto anti-invecchiamento e di prevenzione nei confronti dell’insorgenza di alcuni tipi di neoplasie.

I meccanismi attraverso cui il digiuno determinerebbe questi effetti protettivi potrebbero essere ricondotti ad una diminuzione dello stress ossidativo e ad un aumento dei meccanismi di riparazione molecolare.

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L’esercizio fisico rappresenta un ulteriore vantaggio nel contrastare l’invecchiamento, probabilmente grazie ad una maggiore e migliorata ossigenazione cerebrale; inoltre ha una influenza positiva a livello delle interconnessioni nervose e dell’integrità neuronale grazie alla liberazione di sostanze chimiche , come gli estrogeni, il fattore di crescita insulino-simile, la serotonina e la neurotrofina già menzionata in precedenza.

Conclusioni

La sfera motoria e cognitiva non costituiscono due unità distinte tra loro, ma al contrario, interagiscono continuamente favorendo una serie di fenomeni adattivi estremamente positivi per l’intero organismo umano.

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